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La regolamentazione della videosorveglianza

Al giorno d’oggi le persone si affidano sempre più spesso a sistemi di videosorveglianza, e i motivi sono molteplici.

I soggetti privati effettuano questa scelta per tutelare le proprie attività, che possono essere negozi o studi privati, ma anche semplicemente per controllare ambienti domestici.
La videosorveglianza infatti funge da inibitore di azioni e atti criminali più di altri dispositivi di sicurezza, in quanto permette la registrazione di aree interne ed esterne e svolge, quindi, funzione probatoria davanti alle autorità in caso di necessità.

La regolamentazione in materia di videosorveglianza è comunque molto complessa e prima di procedere con l’installazione delle telecamere è bene essere a conoscenza di tutto ciò che si può e che non si può fare in moda da non incorrere in spiacevoli conseguenze.

La normativa vigente

Le fonti normative che riguardano il tema sono il Regolamento Europeo sulla privacy (GDPR) entrato in vigore in Italia il 25 Maggio del 2018, e una serie di leggi interne che si intersecano con quest’ultimo.
In questa guida illustreremo i principi generali e fondamentali che regolano la videosorveglianza per permettere a chi legge di non incorrere in sanzioni, proteggere la propria attività o la propria casa e contemporaneamente tutelare i diritti altrui.

La videosorveglianza nelle abitazioni private

 

Le regole riguardanti gli spazi residenziali sono le più semplici e si possono così riassumere:

  • I privati possono installare sistemi di videosorveglianza sia all’interno che all’esterno delle proprie abitazioni;
  • E’ possibile l’installazione delle telecamere solo in aree di propria pertinenza, e nel caso in cui siano presenti dispositivi all’esterno, è necessaria l’affissione dell’informativa verso i terzi, ossia un cartello che avvisi che si sta per entrare in area videosorvegliata;
  • L’informativa deve essere ben visibile, anche in orari notturni;
  • Le telecamere di uso privato non possono in alcun modo riprendere e registrare spazi pubblici.

Per quanto riguarda gli spazi condominiali, questi possono certamente essere videosorvegliati, ma previo accordo di tutti i condomini e osservando sempre le regole sull’informativa.

La videosorveglianza negli ambienti lavorativi

 

Le aziende hanno chiaramente tutto il diritto di tutelare gli spazi e i beni aziendali, e per questo spesso decidono di installare impianti di videosorveglianza, ma i diritti dell’azienda si scontrano con i diritti dei lavoratori: infatti è vietato il controllo dei dipendenti a distanza.

Ecco cosa deve fare il datore di lavoro per proteggere i propri spazi senza incorrere in gravi conseguenze legali:

  • E’ possibile l’installazione di impianti di videosorveglianza negli ambienti di lavoro;
  • Nel caso in cui le telecamere siano rivolte verso i dipendenti è necessario un preventivo accordo sindacale o, in alternativa, l’autorizzazione da parte dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro. In fase di richiesta bisognerà specificare le caratteristiche tecniche degli impianti e le motivazioni che hanno portato alla loro installazione; il controllo infatti, per essere autorizzato, deve avere le caratteristiche della necessità e dell’ eccezionalità;
  • I dipendenti devono sempre essere avvisati della presenza di telecamere e degli orari in cui sono attive.
  • E’ vietata l’installazione di dispositivi in luoghi in cui è possibile ledere la dignità umana, come bagni o spogliatoi.

La conservazione dei dati registrati

I dati raccolti tramite sistemi di videosorveglianza costituiscono dati sensibili.

La conservazione delle registrazioni, pertanto, non deve superare le 24 ore, eccetto in casi di specifiche e comprovate necessità, su richiesta dell’autorità giudiziaria e per ragioni inerenti attività investigative.

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Securpol