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Indagini patrimoniali: uno strumento utile anche per tutelarci

Le indagini patrimoniali possono essere molto utili in varie circostanze. Si tratta di indagini finalizzate ad acquisire informazioni sullo stato patrimoniale complessivo di una persona o di una azienda, e di quantificare il suo patrimonio personale attivo e passivo.

Il patrimonio personale attivo di una persona o di un’azienda, è costituito da beni mobili e immobili, redditi, veicoli, ecc. Grazie alle indagini patrimoniali possiamo ottenere informazioni anche sul patrimonio personale passivo di un soggetto, costituito dai suoi debiti.

Perché ricorrere ad un’indagine patrimoniale su una persona?

I motivi per ricorrere a questa procedura sono molto vari. Potremmo ipotizzare il caso di una donna separata dal marito che non riceve da tempo l’assegno di mantenimento dall’ex, oppure nel caso in cui dovessimo costituire una nuova società e volessimo indagare sul patrimonio di uno dei nostri futuri soci. Magari, più semplicemente, potremmo decidere di ricorrere a questa pratica anche nel caso in cui ci trovassimo a dover fronteggiare un nostro debitore. In questo caso esistono dei beni con i quali potremmo essere ripagati del credito maturato, del tutto o in parte. Infatti, le indagini patrimoniali risultano essere pratiche molto risolutive anche nei casi di recupero crediti.

Quali sono le informazioni che possiamo ottenere grazie ad un’indagine patrimoniale?

Le informazioni ricavate sono molto utili e mirate, ad esempio:

  • disponibilità di auto e/o moto;
  • proprietà di beni immobili e mobili;
  • gestione di attività economiche;
  • partecipazione in imprese;
  • disponibilità di redditi da lavoro dipendente;
  • iscrizione ad ordini professionali o albi.

In alcuni casi è possibile estendere le indagini patrimoniali anche agli altri componenti del nucleo familiare, per capire se la persona soggetta all’indagine può aver intestato, magari in modo fittizio, la titolarità di beni o altro.

È bene sapere che, il Testo Unico sulla Privacy attualmente in vigore, stabilisce che “il trattamento di dati personali da parte di privati o enti pubblici economici è ammesso solo con il consenso espresso dell’interessato”.

Lo stesso testo, tuttavia, disciplina anche i casi nei quali non è previsto il consenso espresso dell’interessato, ovvero quando:

  • si deve adempiere agli obblighi previsti dalla legge, dai regolamenti o dalle normative comunitarie;
  • si deve adempiere agli obblighi derivanti da un contratto;
  • si fa riferimento a dati provenienti da registri pubblici.

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Securpol